Tutti hanno qualcosa da nascondere
L’assassinio di Roger Ackroyd è considerato - non a torto - il capolavoro di Agatha Christie.
E, a parere di chi scrive, il romanzo è un capolavoro non solo del genere giallo, ma della narrativa in generale.
Il capitolo intitolato Una partita a “mah-jong” ha, poi, dei ritmi talmente serrati e un dialogato così ben costruito da poter essere recitato paro paro su un palcoscenico.
La storia - narrata in prima persona dal medico di un piccolo villaggio inglese - ricostruisce le indagini condotte da Poirot per identificare l’assassino di Roger Ackroyd, uno degli uomini più ricchi e tirchi del comprensorio.
Tutti gli indizi inducono a credere che a uccidere il signor Ackroyd sia stato il suo figliastro, anche in ragione del fatto che il ragazzo - tanto bello, quanto scapestrato - si è dato alla macchia e risulta, pertanto, irrintracciabile.
Poirot, però, partendo dall’assunto che tutte le persone coinvolte in vario modo nel caso abbiano qualcosa da nascondere, indaga a fondo, non tralasciando di porre le propria attenzione anche al dettaglio più insignificante.
E, paradossalmente, proprio il tentativo delle persone presenti in casa Ackroyd al momento dell’omicidio di tenere nascoste all’investigatore le proprie piccole o grandi magagne di cui si vergognano, portano Poirot sulla strada della verità.
Un romanzo da leggere con gusto.
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