Ciò che non si può fare
Ieri pomeriggio, in quella bomboniera che è il Teatro Sociale di Bergamo, ha debuttato la nuova produzione del Teatro Prova: Il Principe e il Povero, libero adattamento dell’omonimo romanzo di Mark Twain ad opera di Stefano Mecca e Marco Menghini.
Lo spettacolo, adatto a un pubblico di bambini dai tre anni in su, è assai ben fatto, divertente, coinvolgente ed educativo, in quanto, a differenza di molte delle produzioni pensate per il pubblico dei più piccoli, oltre a mostrare il lato ricreativo dell’esistenza, fa vedere anche quello fastidioso della realtà che, a volte, può essere davvero dura.
Infatti, al di là della somiglianza fisica tra i due protagonisti della storia, ciò che li rende davvero uguali è il non poter fare determinate cose, il non poter dar luogo e concretezza ai propri desideri.
Ad esempio, il Principe non può liberamente giocare con gli altri bambini, e il Povero non può mangiare a sazietà...
Neppure quando si scambieranno i vestiti e le identità (l’abito non solo fa il monaco, ma anche il principe e il povero) i due riusciranno a realizzare i loro desideri.
Avranno, però, conosciuto più da vicino la società che li circonda e dato il via a una vera amicizia: la loro.
A dare corpo e voce al Principe e al Povero (e a tutti gli altri personaggi della storia) ci ha pensato, assai bene, Marco Menghini, attore dalla recitazione fisica e motoria.
Menghini, alle cui spalle sfilavano le animazioni di Diego Zucchi, ha da subito creato un forte feeling con il suo giovane pubblico che è anche riuscito a coinvolgere nell’azione scenica, scendendo in platea.
Ha caratterizzato i personaggi con semplici ma suggestivi accorgimenti e, per “raccontare” la storia del Principe e del Povero, ha utilizzato il corpo per intero.
La bella regia di Stefano Mecca ha valorizzato l’attore e ha amalgamato in un unicum narrativamente e visivamente convincente le videoproiezioni e la presenza fisica di Menghini, opportunamente sottolineando alcuni momenti chiave con le musiche a cura di Andrea Rodegher.
Un uso della multimedialità che Mecca ha reso naturale, comprensibile e godibile dal pubblico dei più piccoli per la quale è pensata.
Un bello spettacolo, dunque, la cui visione si consiglia caldamente.
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