Un racconto di strepitosa bellezza
La tripla vita di Michele Sparacino di Andrea Camilleri edito da Rizzoli nel 2009 è un racconto di strepitosa bellezza, tanto surreale che potrebbe, benissimo, essere una storia reale.
Un testo che potrebbe essere metaforicamente messo su uno scaffale tra un romanzo di Luigi Pirandello e un testo teatrale di Samuel Beckett (due degli scrittori più amati in assoluto da chi scrive).
Nel racconto, Camilleri narra la storia di Michele Sparacino, umile siciliano di Vigata (la città immaginaria creata dall’Autore), la cui identità viene “rubata” (un po’ per caso e un po’ per dolo) e usata per creare un personaggio immaginario, le cui gesta vengono descritte sui giornali.
Le azioni compiute dal Michele Sparacino inventato dai giornalisti, però, finiscono, paradossalmente, per essere determinanti per il corso della vita reale di Michele Sparacino, fino ad essergli fatali.
La prima vita di Sparacino, quella inventata da altri, cambia, quindi, la seconda vita di Sparacino, quella da lui davvero vissuta.
La terza vita di Sparacino si avrà solo dopo la di lui morte... Una vita, di nuovo paradossalmente, più consona a quella che Sparacino avrebbe dovuto vivere: ovvero una vita da persona ignota e non da personaggio sotto i riflettori...
Un racconto scritto con la “lingua di Camilleri”: un siciliano vero e inventato comprensibile senza eccessive difficoltà.
Completa l’edizione di Rizzoli un’interessante intervista a Camilleri di Francesco Piccolo.
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