Sieni è lo spettacolo
Buio e Luce; Silenzio e Musica; Corpo e Spazio possono sembrare, e a volte sono, antitetici, ma su tali antitesi il coreografo e danzatore Virgilio Sieni costruisce Solo Goldberg Improvisation presentato ieri al pubblico bergamasco riunitosi al Teatro Sociale.
Il palcoscenico è immerso nel buio e sono rischiarate dalla luce solo la zona in cui è posizionato il pianoforte di Riccardo Cecchetti e quella in cui agisce il danzatore. Sarebbe meglio dire, però, che Sieni con la luce ci gioca: ne fa una partner del suo danzare, del suo improvvisare. La usa per illuminare appieno i suoi gesti esatti o solo parte del suo corpo.
Il silenzio è alla base dell’agire di Sieni, un danzatore che, quando si muove, sembra non fare rumore, quasi non toccasse il palcoscenico. Unico suono nettamente percepibile dallo spettatore è quello prodotto dal suo respiro, a volte affannoso. Nel silenzio Sieni inizia la sua coreografia che si sviluppa, poi, nella musica.
Il corpo di Sieni è al centro dell’attenzione del pubblico. Un corpo che fa suo tutto lo spazio a disposizione: non solo il palcoscenico, ma anche il sipario, il proscenio e le colonne che, al Teatro Sociale, delimitano il proscenio.
Un corpo si vorrebbe dire disarticolato. Massimamente sciolto. I cui movimenti sono continui. A volte fluidi, più spesso a scatti. Un corpo che dà l’impressione di potersi produrre in qualsiasi movimento. Un corpo che Sieni sollecita e piega alla sua volontà.
Lo spettacolo, nel complesso, non ha una storia: è Sieni lo spettacolo. È il suo esserci e piegarsi, stortarsi, contrarsi, scuotersi, piroettare... E quando nello spettacolo la figura elegante di Sieni subisce l’interferenza di altri corpi (nello specifico quelli di tre spettatori chiamati sul palco), l’attenzione dello spettatore si fa meno attenta e lo spettacolo perde, in qualche modo, la sua magia.
Lunghi e convinti applausi al calar della tela.
Il palcoscenico è immerso nel buio e sono rischiarate dalla luce solo la zona in cui è posizionato il pianoforte di Riccardo Cecchetti e quella in cui agisce il danzatore. Sarebbe meglio dire, però, che Sieni con la luce ci gioca: ne fa una partner del suo danzare, del suo improvvisare. La usa per illuminare appieno i suoi gesti esatti o solo parte del suo corpo.
Il silenzio è alla base dell’agire di Sieni, un danzatore che, quando si muove, sembra non fare rumore, quasi non toccasse il palcoscenico. Unico suono nettamente percepibile dallo spettatore è quello prodotto dal suo respiro, a volte affannoso. Nel silenzio Sieni inizia la sua coreografia che si sviluppa, poi, nella musica.
Il corpo di Sieni è al centro dell’attenzione del pubblico. Un corpo che fa suo tutto lo spazio a disposizione: non solo il palcoscenico, ma anche il sipario, il proscenio e le colonne che, al Teatro Sociale, delimitano il proscenio.
Un corpo si vorrebbe dire disarticolato. Massimamente sciolto. I cui movimenti sono continui. A volte fluidi, più spesso a scatti. Un corpo che dà l’impressione di potersi produrre in qualsiasi movimento. Un corpo che Sieni sollecita e piega alla sua volontà.
Lo spettacolo, nel complesso, non ha una storia: è Sieni lo spettacolo. È il suo esserci e piegarsi, stortarsi, contrarsi, scuotersi, piroettare... E quando nello spettacolo la figura elegante di Sieni subisce l’interferenza di altri corpi (nello specifico quelli di tre spettatori chiamati sul palco), l’attenzione dello spettatore si fa meno attenta e lo spettacolo perde, in qualche modo, la sua magia.
Lunghi e convinti applausi al calar della tela.
Commenti
Posta un commento