Cenerentola tra sogno e realtà

Ieri sera al Teatro Donizetti di Bergamo è andata in scena la Cenerentola che il coreografo e regista Giorgio Madia ha tratta dalla favola di Charles Parrault
Le musiche erano di Gioacchino Rossini e, oltre a quelle tratte dall’omonima opera del compositore, si sono sentiti brani estrapolati dalle sue più celebri opere: ossia dal Guglielmo Tell, dalla Gazza ladra, dal Barbiere di Siviglia, dall’Otello, dall’Italiana in Algeri e da altre. 
La revisione musicale era del Maestro Giuseppe Acquaviva che ha saputo creare un discorso musicale assai compatto e convincente.

Lo spettacolo ha unito in un tutt’uno la danza e il teatro: i protagonisti si muovevano su passi di danza moderna, ma non tralasciavano la recitazione (affidata alla mimica e alla gestualità). 
In altre parole, la Cenerentola, oltre e, forse più, che danzata è stata rappresentata.

All’aprirsi del sipario il pubblico ha assistito a uno spettacolo di ombre con il quale si è raccontato l’antefatto: il padre di Cenerentola si unisce con una nuova moglie, già madre di due ragazzine e, poi, muore.
Concluso l’antefatto la scena mostra l’interno della casa della matrigna e la vita ancillare in cui è costretta la protagonista. 
Cenerentola, però, non sembra rassegnarsi alla angherie cui la sottopongono matrigna e sorellastre, ma sogna una vita diversa in cui poter ballare liberamente accanto a un uomo. 
Il sogno, presto, diventerà realtà, grazie all’intervento di una fata (da sogno) e Cenerentola potrà, in tal modo, incontrare e unirsi al suo Principe...

La storia è dal regista ambientata negli Anni Cinquanta del Novecento: i costumi fiorati e vaporosi (di Cordelia Matthes) e le capigliature non lasciano ombre al dubbio. 
La matrigna e le sorellastre, interpretate tutte e tre da danzatori, sono persone arricchite e sguaiate. Parvenue. 
Il Principe è un damerino lezioso e la Fata una sciantosa svagata che si aggira nel mondo in negligé. 
Tra essi si aggira una Cenerentola buona e onesta.

Il risultato delle scelte registiche e drammaturgiche è assai convincente e lo spettacolo nel complesso è gioioso e più che godibile, anche grazie a simpatiche soluzioni teatrali, come, ad esempio, quella adottata nella scena della carrozza: i cavalli sono dei danzatori, mentre le ruote sono degli... ombrelloni. 
Il paesaggio è animato da altri danzatori che, di volta in volta, sono alberi o uccelli...

Molto affiatato il cast composto dai giovani e bravi danzatori del Balletto di Milano. 
Tra essi si ricordano solo i due ruoli principali: Giulia Paris e Martin Zanotti, assai bravi sia nel passo a due, sia nelle parti da solisti.
Molto applauditi tutti al calar del sipario.

Commenti

Post più visti del mese

Il corpo nudo dello scrittore

Giallo pazzia

Non-recensione ad Angelo della morte di Jan Fabre