Luoghi in cui si svolge la vita
L’architetto e docente universitario Carlo Truppi ha scritto un libro non facile, ma che dovrebbe essere letto con attenzione sia da architetti e progettisti, sia da quei politici e amministratori chiamati a tutelare il nostro territorio.
In difesa del paesaggio. Per una politica della bellezza edito da Electa non ĆØ un libro facile perchĆ© mette “il dito nella piaga”, indicando nell’omologazione dell’architettura, delle forme abitative e costruttive, la causa dello snaturamento del paesaggio, del progressivo imbruttimento delle nostre cittĆ , le quali, assoggettate a uno stile architettonico internazionale, stanno progressivamente perdendo la loro identitĆ .
Le nostre cittĆ , infatti, si stanno riempiendo di edifici costruiti senza tenere conto del contesto in cui si inseriscono, in quanto progettati non per integrarsi con quanto pre-esiste, ma con lo scopo di far emergere la personalitĆ e la volontĆ di chi li firma. In tal modo, si stanno realizzando dei “non luoghi” tutti uguali e privi di una propria personalitĆ , di una identitĆ riconoscibile che li renderebbe autenticamente internazionali perchĆ© unici, autentici.
Carlo Truppi sostiene nel suo saggio che l’architetto non dovrebbe progettare i suoi edifici spinto da un falso razionalismo e funzionalismo (ossia dai mantra dello stile internazionale), ma dovrebbe progettare le nuove costruzioni partendo da quanto esiste giĆ , da quanto si ĆØ stratificato nel corso dei secoli; in stretto raccordo con chi quei luoghi vive (“Un progetto di architettura, per i riflessi che ha sull’ambiente, dovrebbe essere il naturale esito di una strategia condivisa”) e sapendo cogliere, mantenere ed esaltare la bellezza del paesaggio.
La qual cosa, ben inteso, non significa non sapere innovare, ma significa trovare nel passato le ragioni vere del presente e del futuro (“(...) architettura, archeologia, paesaggio non possono essere ritenute separabili” e, ancora: “Per realizzare qualcosa di pregevolmente nuovo, bisogna radicarlo alle origini”). Avverte infatti il docente:
"Il nuovo per il nuovo" talvolta genera luoghi senza valore e senza carattere, privi di fascino, incapaci di suscitare interesse e richiamo, di innescare coinvolgimento.
E qui sta il fulcro di tutto, nel saper coinvolgere chi vive un luogo, senza mai dimenticare che “Il corpo cerca luoghi in cui avverte un’intimitĆ ” e che troppo spesso, invece, in certe cittĆ , troppo simili l’una all’altra, capita di sentirsi “fuori luogo”, “spaesati”.
Non va mai dimenticato, sottolinea Truppi, che
l’architettura si fonda sulla costruzione dell’immagine, predispone il piacere dello sguardo; che, insieme alle altre sensazioni che si avvertono, rafforza il processo di identificazione. (...) Dove l’identificazione si realizza, ci fa sentire "a casa", anche in luoghi in cui siamo di passaggio.
E “sentirsi a casa” ĆØ sensazione benefica che vorremmo poter percepire piĆ¹ spesso.
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