La trasgressione tranquillizzante di Paolo Poli

Paolo Poli è davvero un artista che non ha bisogno di presentazioni per chi frequenta le sale teatrali: egli è un pezzo del teatro italiano.
Ieri sera Poli ha interpretato al Teatro Donizetti di Bergamo il suo Il mare, tratto da alcuni scritti di Anna Maria Ortese, prima di tutti Il mare non bagna Napoli.
Si tratta di uno spettacolo di cui si stenta a capire il filo conduttore. 
Esso, infatti, è costituito da una serie di monologhi e scene dialogate intervallati da canzonette la cui attinenza con quanto le precede sembra nulla. 
Il testo, infatti, narra di vicende a tratti davvero tragiche, mentre le canzonette sono, appunto, canzonette lievi lievi.
Ma chi, oggi, va a vedere Paolo Poli sicuramente non è spinto dalla voglia di conoscere un testo, ma da quella di vedere come Poli lo interpreta e, più o meno, lo “stravolge”. 
In altre parole, Poli potrebbe recitare anche l’elenco del telefono che non avrebbe grande importanza: la curiosità potrebbe essere tutta nel vedere come Poli saprebbe rendere lieve e leggiadro anche, appunto, l’elenco del telefono.
Una leggiadria che Poli mette in campo grazie al travestitismo. 
Poli si trasforma, infatti, in una signora d’altri tempi in grado di dire le cose più tremende con distacco e leggiadria di classe.

Come già ho avuto modo di scrivere altrove, il travestitismo di Poli è innocuo e innocente e per nulla conturbante in quanto completamente privo di accenni al sesso o anche solo all’eros. 
Il suo è uno spettacolo queer per borghesi che dal travestitismo vogliono solo essere divertiti, ma non interrogati. 
Una trasgressione tranquillizzante, quella che da Poli il pubblico si aspetta.

Accanto a Poli c’erano quattro attori/cantanti ugualmente in scena en travesti. 
Vale la pena ricordarne i nomi: Mauro Barbiero, Fabrizio Casagrande, Alberto Gamberini e Giovanni Siniscalco.
Bellissimi i costumi di Santuzza Calì.
Spettacolo piacevole.

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