Gadda borderline come Amleto
L’ingegner Gadda va alla guerra da un’idea di Fabrizio Gifuni è un testo che alterna vari scritti di Carlo Emilio Gadda con l’Amleto di William Shakespeare.
In particolare, dell’autore milanese si tengono presenti come guida e filo conduttore della narrazione i suoi privati Diari di guerra e di prigionia nei quali descrive la logorante vita di trincea e l’avvilente prigionia in mano al nemico.
Il ritratto che, in tal modo, emerge è quello di un giovane Gadda costantemente ai limiti della follia, un borderline che ha seri e preoccupanti momenti di sconforto, alternati con altrettanti lucidi stati di raziocinio, durante i quali analizza nel dettaglio la pessima situazione in cui versano i soldati italiani al fronte.
Durante i momenti di “follia” Gadda sembra assomigliare ad Amleto: come il personaggio di Shakespeare vive sul confine tra pazzia e lucidità (e non si sa con quanta coscienza) e come lui ha una questione irrisolta con la madre.
È proprio la parola “mamma” pronunciata dal giovane soldato che induce una sorta di transfer con il personaggio di Shakespeare.
Fabrizio Gifuni ha interpretato Gadda/Amleto utilizzando un tipo di recitazione spiccatamente fisica, motoria.
Se all’inizio dello spettacolo tale recitazione può dare l’idea di essere un po’ troppo sopra le righe, nel corso della performance essa si fa apprezzare vieppiù, diventando, alla fine, assolutamente trascinante.
Uno spettacolo, quello impostato dal regista Giuseppe Bertolucci e dall’attore, dunque, che cresce e che, grazie proprio alla recitazione fisica, quasi “violenta”, riesce a “cavare” dal testo sferzanti e sarcastici riferimenti all’attualità italiana con più di un parallelo tra il Duce Benito Mussolini (descritto da Gadda in Eros e Priapo) e il Primo Ministro Silvio Berlusconi (che nello spettacolo non viene mai nominato), entrambi paragonati (mentalmente dal pubblico) a guitti dalle voglie priapesche: governanti che utilizzano la “foja teatrale e non il Logos politico”.
Al termine dello spettacolo si compone un testo, quindi, che da privato (il diario del soldato Gadda) si è fatto pubblico (l’invettiva antifascista dello scrittore Gadda): un percorso teatrale, dunque, che narra anche di come un intellettuale arriva a prendere posizione, di come si possa formare una coscienza; di come un ingegnere possa farsi scrittore.
Lunghi, calorosi e meritati applausi per Fabrizio Gifuni.
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