Un Caravaggio che non emoziona
Ieri sera al Teatro Sociale di Bergamo è andato in scena Caravaggio del coreografo Matteo Levaggi.
Si tratta di un balletto composto da diversi quadri che non compongono un’unità narrativa, ma, a detta del coreografo, sono riuniti sotto il titolo Caravaggio perché ispirati dal grande Maestro della pittura.
Va detto subito che i danzatori in scena sono tutti all’altezza e che il primo ballerino Vito Pansini è davvero bravissimo.
Va aggiunto che le figure pensate dal coreografo sono visivamente assai gradevoli e le musiche di Giovanni Sollima, per quanto a volte dissonanti, non disturbano.
Si completi il quadro con il fatto che in scena si esibisce dal vivo anche il bravissimo sopranista Massimo Castagno in un’aria assai azzeccata: un madrigale che fa molto ambientazione caravaggesca.
Ciò detto, però, va confessato il fatto che durante l’ora di spettacolo non si viene mai coinvolti da un fremito emozionale. Tutto è freddo. Distaccato. Eseguito bene ma lontano. Un peccato.
Forse la mancanza d’emozione è anche dovuta alla mancanza di un filo narrativo. O al fatto che, davvero, si fa fatica a capire in che maniera Caravaggio e la sua pittura abbiano potuto influenzare il coreografo nel suo atto creativo.
Lunghi applausi al calar del sipario.
Si tratta di un balletto composto da diversi quadri che non compongono un’unità narrativa, ma, a detta del coreografo, sono riuniti sotto il titolo Caravaggio perché ispirati dal grande Maestro della pittura.
Va detto subito che i danzatori in scena sono tutti all’altezza e che il primo ballerino Vito Pansini è davvero bravissimo.
Va aggiunto che le figure pensate dal coreografo sono visivamente assai gradevoli e le musiche di Giovanni Sollima, per quanto a volte dissonanti, non disturbano.
Si completi il quadro con il fatto che in scena si esibisce dal vivo anche il bravissimo sopranista Massimo Castagno in un’aria assai azzeccata: un madrigale che fa molto ambientazione caravaggesca.
Ciò detto, però, va confessato il fatto che durante l’ora di spettacolo non si viene mai coinvolti da un fremito emozionale. Tutto è freddo. Distaccato. Eseguito bene ma lontano. Un peccato.
Forse la mancanza d’emozione è anche dovuta alla mancanza di un filo narrativo. O al fatto che, davvero, si fa fatica a capire in che maniera Caravaggio e la sua pittura abbiano potuto influenzare il coreografo nel suo atto creativo.
Lunghi applausi al calar del sipario.
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