Come si trasforma il Poliuto in una pagliacciata

Come si trasforma il Poliuto di Gaetano Donizetti e Salvatore Cammarano in una terribile pagliacciata?
Prendete Marco Spada e affidategli la regia.
Affiancategli Alessandro Ciammarughi per le scene e i costumi e siete già a buon punto: al resto penseranno loro. 
Infatti, stanchi del “marionettistico […] apparato vetero romano che il libretto propone” (parole del regista) essi penseranno di ringiovanire l’aspetto visivo dello spettacolo allestendo una scena che definire bislacca è un simpatico eufemismo.
In un cubo dal sapore Anni Novanta del Novecento (nel quale qui e là compaiono teche in plexiglass) i cantanti vengono fatti muovere con indosso chi vestiti e uniformi che richiamano il periodo della Seconda Guerra Mondiale (ma a uno spettatore hanno fatto venire in mente le Guardie forestali); chi armature dell’Impero Romano.

Se il guazzabuglio già lascia perplessi così da solo, sconcerta se messo in relazione con il plot narrativo del Poliuto che, ambientato nel periodo in cui i cristiani si riunivano nelle catacombe, narra il martirio del neocristiano Poliuto e di sua moglie Paolina (decisa, per amore, a seguire il consorte nel martirio). 
Ebbene, il contrasto che si produce tra la persecuzione romana dei primi cristiani narrata dal libretto e lo sterminio degli ebrei realizzato dai Nazi-fascisti durante il periodo storico in cui il regista ha ambientato lo spettacolo è stridente. 
Diventerebbe addirittura stomachevole se si pensasse che dietro questa infausta operazione registica ci fosse la volontà di negare l’Olocausto. 
Ma non lo si pensa: non è revisionismo, ma solo una buffonata giustamente contestata dagli spettatori al momento in cui gli artefici si sono presentati alla ribalta.

Si sarebbe evitato di scrivere a lungo su questo spettacolo se la parte musicale-canora non meritasse, invece, gli onori che gli spettatori le hanno tributato al calar del sipario. 
Ottima la direzione d’orchestra di Marcello Rota, strepitosa l’interpretazione di Poliuto da parte di Gregory Kunde (acclamato già a metà del Secondo Atto), bravissima Paoletta Marrocu nel ruolo di Paolina.

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