La Shutter Island italiana
Shutter Island, il bel romanzo di Dennis Lehane, ha ispirato la graphic novel omonima di Stefano Ascari (sceneggiatura) e Andrea Riccadonna (disegni), da febbraio scorso in libreria per i tipi delle Edizioni BD.
Come ci si aspetta dal genere, la graphic novel presenta il romanzo originale in modo assai “prosciugato”: diretta e concisa, tiene i fatti salienti ed elimina tutto il resto.
Lo sceneggiatore usa, quasi alla lettera, molti dialoghi originali e, solo pochissime volte, riassegna ad altri personaggi ciò che, nel testo originale, era affidato ad alcuni comprimari. La scelta è dettata dalla necessità proprie del genere fumettistico e pare sempre appropriata.
Il tratto del disegno che riproduce la realtà è chiaro e punta molto sui primi piani e, a volte per intere sequenze, sui dettagli: il senso che si percepisce è quello del confronto/scontro tra i personaggi e della velocità del loro scambio dialogico.
Il disegno, invece, delle parti oniriche (affidato a Maurizio Rosenzweig) è scuro, “complesso”, “pieno” e si stacca notevolmente e volutamente dal resto, rendendo assai evidente al lettore la distanza tra i momenti onirici e quelli reali, quasi il loro confliggere.
Nel complesso, la graphic novel si legge volentieri e si mantiene assai fedele all'originale, anche se mancando della complessità e della profondità del romanzo, al lettore che conosca il testo di Lehane potrebbe apparire un po' monca. Non così per gli altri, quelli che il romanzo non hanno letto.
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