Non è permesso essere vecchi
Già a inizio di secolo scorso essere vecchi poteva essere un problema: il mito della giovinezza andava, infatti, imponendosi.
Essere giovani era già un dovere cui non ci si poteva sottrarre.
Italo Svevo, attento lettore della società, ne aveva capito il dramma e ne ha scritto un'opera teatrale: La rigenerazione.
Nel testo, un 76enne (per l'epoca un vecchio senza ombra di dubbio, oggi sarebbe appena un anziano) decide di farsi operare per poter guadagnare qualche anno di giovinezza (vigore sessuale compreso).
Svevo tratta l'argomento con una certa leggerezza, anche se, qui e là, fa cadere qualche domanda cui non dà risposta: ad esempio, si chiede, se sia giusto che un giovane muoia per una malattia degenerativa mentre, invece, a un vecchio è concesso di tornare giovane.
A interpretare il pimpante vecchietto ci ha pensato Gianrico Tedeschi (in splendida forma fisica).
Tedeschi ha saputo dare un giusto ritmo da commedia alla pièce, ritmo che è piaciuto molto agli spettatori.
Il suo è stato un vecchio che finge morigeratezza, ma che, in realtà, sogna di portarsi a letto la serva di casa.
Alla prima occasione, anzi, organizza un "festino" con Rita la cameriera, ma, quando avrebbe dovuto concludere, si addormenta!
In realtà, sembra dire Tedeschi (e Italo Svevo per mezzo suo), l'unica vera giovinezza cui si può accedere quando si è vecchi è quella della memoria: nel sogno e nel ricordo, infatti, il vecchietto è arzillo e "capace", mentre nella realtà la vecchiaia prende il sopravvento.
Al fianco di Tedeschi una buona compagnia di attori, tra cui si nominano solo Fulvio Falzarano (nel ruolo dell'inopportuno signor Enrico); Lidia Kozlovich (nel ruolo della moglie del pimpante vecchietto) e Sveva Tedeschi (nel ruolo della loro figliola).
Non del tutto riuscite le scene troppo spoglie di Pier Paolo Bisleri.
Belle, invece, le musiche di Germano Mazzocchetti.
Discreta la regia di Antonio Calenda.
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