I soliti ebrei
È un libro duro, spietato I soliti ebrei di Daniele Scalise edito da Mondadori. Un libro-inchiesta nel quale viene indagato il sentimento antiebraico nell’Italia di oggi. L’indagine è di quelle serie, circostanziate: Scalise non si limita a citare fatti di cui è venuto a conoscenza leggendone le cronache sui giornali, ma si reca sui posti dove tali fatti avvengono e indaga in prima persona, intervistando i protagonisti.
Indaga a 360° Scalise, senza omettere nulla e senza fare sconti o favoritismi. Indaga in seno alla chiesa, sia quella cattolica, sia quella marginale dei seguaci di monsignor Marcel Lefebvre; indaga tra gli islamici; tra i comunisti e tra i fascisti. Ma non manca neppure di indagare tra i giornalisti e i tifosi. Ultimo ma non ultimo il vaglio dei siti Internet antisemiti.
Emerge, dal libro di Scalise, uno spaccato dell’Italia di oggi sconsolante, dove il sentimento antiebraico è diffuso, quanto sottostimato e minimizzato; un’Italia dove l’ignoranza sulla storia degli ebrei regna sovrana; un’Italia dove il dialogo con gli ebrei viene rifiutato; un’Italia nella quale perfino i gesti di riconciliazione compiuti da papa Giovanni Paolo II possono essere giudicati come dei tradimenti nei confronti della vera fede (quella cristiana). Un’Italia, infine, che non sente italiani gli ebrei nati in Italia e nella quale c’è ancora chi nega che l’Olocausto sia mai avvenuto…
Scalise – si è detto – intervista parecchie persone e di tutte, con poche pennellate, traccia un ritratto suggestivo e in grado di far emergere i tratti somatici e psicologici caratteristici di quella persona. Tra tali ritratti si cita, a mo’ di esempio, quello di un giovane tifoso al quale la fidanzatina ha regalato un ciondolo a forma di croce uncinata: «Leonardo ha alle spalle una famiglia benestante, ha studiato fino al liceo. Dice di “lavorare” ma ho l’impressione che interpreti il verbo in modo ampio e non raccontabile. Poggia sul naso occhialetti leggeri e governa lo sguardo con freddezza». E a proposito della fidanzatina, Scalise informa i lettori che veste «una maglietta nera attillata con su l’impronta bianca del duce». Per costei l’Italia non è grande per tutti, per cui, «alcuni» dovrebbero «sgombrare». E alla richiesta fattale da Scalise di specificare chi sarebbero questi «alcuni» di cui parla, la ragazza risponde sicura: «Ebrei, negri, marocchini, zingari e froci».
Insomma, in Italia, secondo Scalise, il razzismo esiste e sarebbe bene che si corresse ai ripari, prima che la situazione si aggravi irrimediabilmente.
Indaga a 360° Scalise, senza omettere nulla e senza fare sconti o favoritismi. Indaga in seno alla chiesa, sia quella cattolica, sia quella marginale dei seguaci di monsignor Marcel Lefebvre; indaga tra gli islamici; tra i comunisti e tra i fascisti. Ma non manca neppure di indagare tra i giornalisti e i tifosi. Ultimo ma non ultimo il vaglio dei siti Internet antisemiti.
Emerge, dal libro di Scalise, uno spaccato dell’Italia di oggi sconsolante, dove il sentimento antiebraico è diffuso, quanto sottostimato e minimizzato; un’Italia dove l’ignoranza sulla storia degli ebrei regna sovrana; un’Italia dove il dialogo con gli ebrei viene rifiutato; un’Italia nella quale perfino i gesti di riconciliazione compiuti da papa Giovanni Paolo II possono essere giudicati come dei tradimenti nei confronti della vera fede (quella cristiana). Un’Italia, infine, che non sente italiani gli ebrei nati in Italia e nella quale c’è ancora chi nega che l’Olocausto sia mai avvenuto…
Scalise – si è detto – intervista parecchie persone e di tutte, con poche pennellate, traccia un ritratto suggestivo e in grado di far emergere i tratti somatici e psicologici caratteristici di quella persona. Tra tali ritratti si cita, a mo’ di esempio, quello di un giovane tifoso al quale la fidanzatina ha regalato un ciondolo a forma di croce uncinata: «Leonardo ha alle spalle una famiglia benestante, ha studiato fino al liceo. Dice di “lavorare” ma ho l’impressione che interpreti il verbo in modo ampio e non raccontabile. Poggia sul naso occhialetti leggeri e governa lo sguardo con freddezza». E a proposito della fidanzatina, Scalise informa i lettori che veste «una maglietta nera attillata con su l’impronta bianca del duce». Per costei l’Italia non è grande per tutti, per cui, «alcuni» dovrebbero «sgombrare». E alla richiesta fattale da Scalise di specificare chi sarebbero questi «alcuni» di cui parla, la ragazza risponde sicura: «Ebrei, negri, marocchini, zingari e froci».
Insomma, in Italia, secondo Scalise, il razzismo esiste e sarebbe bene che si corresse ai ripari, prima che la situazione si aggravi irrimediabilmente.
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