Dal materiale al trascendentale: la montagna dei Kataklò
Dopo il trionfo di Kataklopolis, tornano a Bergamo (in occasione del Festival DanzaEstate) i Kataklò con Up Verticali Energie per la coreografia di Giulia Staccioli.
Nella serie di quadri presentati al pubblico i danzatori-atleti riproducono alcune situazioni tipiche della montagna: dalla scalata in cordata, alla discesa sulla pista da sci.
Ogni quadro è in sé concluso, anche se entra nella visione unitaria che lo spettacolo vuole trasmettere della montagna: un luogo per nulla statico e immutabile, ma, anzi, vitale e dinamico.
Un luogo che si conquista con fatica e sudore: la fatica della salita in cordata o con lo zaino in spalla (e nel caso dei Kataklò lo zaino non può che essere una danzatrice tenuta sulle spalle da un danzatore); un luogo dove passare pomeriggi spensierati sull’altalena (la seduta della quale è una danzatrice); ma anche un luogo misterioso e pieno di fascino e vissuto da animali orgogliosi della loro agilità.
Ma la montagna, per i Kataklò, è anche un ponte verso il trascendente e lo dimostra l’ultimo quadro dello spettacolo eseguito praticamente nel vuoto (ovvero su tre pedane sospese), nel quale, su un canto gregoriano, sei danzatori danno vita a una serie di figure che oltrepassano il contingente e rimandano a qualcosa di trascendente.
Alla fine delle acrobazie e dei pezzi di bravura (che presentano al pubblico corpi che danno l’impressione di essere in grado di compiere qualsiasi movimento) i Kataklò sono stati giustamente salutati dal pubblico bergamasco con un’ovazione.
I saluti e i ringraziamenti dei danzatori non potevano che essere altre spettacolari acrobazie…
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