Il lato triste dell'America
Ballo di famiglia è il racconto che dà il titolo al primo libro di David Leavitt pubblicato nel 1984, quando l’autore aveva appena 23 anni.
Venti anni fa fu un vero e proprio caso letterario mondiale e – letto oggi – non si fa fatica a capire il perché: i 9 racconti del libro sono davvero ben scritti e presentano personaggi che vivono situazioni difficili, essendo spesso al confine tra la vita e la morte.
La loro psicologia è descritta in modo maturo e le loro storie presentano un lato oscuro degli sfavillanti (specie negli anni Ottanta) Stati Uniti d’America.
Inoltre, fatto da non trascurare, tali racconti non hanno perso in alcun modo la loro “freschezza” e la loro “attualità”, tanto che sono assolutamente in grado di emozionare anche quel lettore che degli anni Ottanta non conoscesse proprio nulla.
Dei 9 racconti ben 3 – a mio avviso – sono davvero strepitosi: Territorio, nel quale di descrivono le emozioni di una madre e di suo figlio di fronte alla prima visita a casa del fidanzato di quest’ultimo; Danny in transito, nel quale un ragazzino vive in modo difficile la separazione dei propri genitori “particolari”: una madre sull’orlo della pazzia e un padre che rivela di essere un omosessuale e, infine, Devota (un vero piccolo capolavoro), nel quale la storia d’amore travagliata tra due gay (fatta di continui abbandoni, tradimenti e riunioni) viene descritta e vissuta dalla loro migliore amica che non può fare a meno di amarli entrambi. Di fronte alla domanda dell’amica del perché essi, invece di continuare con la loro storia complicata, non smettano semplicemente di vedersi, uno dei due le risponde con una frase semplice ma al contempo di grande raffinatezza psicologica:
Venti anni fa fu un vero e proprio caso letterario mondiale e – letto oggi – non si fa fatica a capire il perché: i 9 racconti del libro sono davvero ben scritti e presentano personaggi che vivono situazioni difficili, essendo spesso al confine tra la vita e la morte.
La loro psicologia è descritta in modo maturo e le loro storie presentano un lato oscuro degli sfavillanti (specie negli anni Ottanta) Stati Uniti d’America.
Inoltre, fatto da non trascurare, tali racconti non hanno perso in alcun modo la loro “freschezza” e la loro “attualità”, tanto che sono assolutamente in grado di emozionare anche quel lettore che degli anni Ottanta non conoscesse proprio nulla.
Dei 9 racconti ben 3 – a mio avviso – sono davvero strepitosi: Territorio, nel quale di descrivono le emozioni di una madre e di suo figlio di fronte alla prima visita a casa del fidanzato di quest’ultimo; Danny in transito, nel quale un ragazzino vive in modo difficile la separazione dei propri genitori “particolari”: una madre sull’orlo della pazzia e un padre che rivela di essere un omosessuale e, infine, Devota (un vero piccolo capolavoro), nel quale la storia d’amore travagliata tra due gay (fatta di continui abbandoni, tradimenti e riunioni) viene descritta e vissuta dalla loro migliore amica che non può fare a meno di amarli entrambi. Di fronte alla domanda dell’amica del perché essi, invece di continuare con la loro storia complicata, non smettano semplicemente di vedersi, uno dei due le risponde con una frase semplice ma al contempo di grande raffinatezza psicologica:
Crescere da froci è una cosa strana. Non impari mai niente dei corpi dei ragazzi perché hai paura di quello che puoi provare e non impari niente dei corpi delle ragazze perché hai paura di quello che non proverai. E così, la prima volta che vai a letto con qualcuno, è come se ti accorgessi per la prima volta di un corpo. Io osservai ogni cosa. […] E per avermi fatto vedere questo, a causa di questo, lo amerò sempre, anche se si comporta come fa.
Certi legami, insomma, non potranno mai essere davvero scissi…
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