I monologhi della vagina

Libro davvero istruttivo I monologhi della vagina di Eve Ensler, nato da una serie di interviste (circa 200) che l’autrice ha fatto a donne di ogni età, estrazione sociale, razza e religione tutte incentrate sul loro rapporto con la propria o altrui vagina. Tali interviste, rielaborate e accorpate, sono diventate monologhi teatrali che la Ensler prima e altre attrici poi (tra cui Susan Sarandon, Glenn Close, Melanie Griffith, Winona Ryder e Kate Winslet) hanno recitato in vari teatri del mondo. 
I monologhi della vagina sono istruttivi non solo per le lettrici e spettatrici donne, ma anche (e soprattutto) per i lettori uomini (non ho idea di quanti spettatori di sesso maschile ci fossero durante gli spettacoli, in quanto di essi, nel libro, non si fa menzione), in quanto essi mettono in mostra il rapporto sacrificato, distorto e represso che migliaia di donne hanno con il loro apparato genitale. Infatti, emerge dalla lettura come per tali donne la vagina esista, ma sia qualcosa di misterioso, che molte non hanno mai visto e moltissime non toccano se non per questioni igieniche. 
Tutt’altro rapporto con la vagina, molto più gioioso e normale (da un punto di vista maschile), invece, la relazione che instaurano le lesbiche con la propria e altrui vagina: essa è strumento per dare e ricevere piacere, un organo che va coccolato ed esaltato. 
Si diceva del punto di vista maschile: è un punto di vista di chi ha un rapporto con il proprio sesso generalmente assai disinvolto, fatto di masturbazione e di conoscenza, molto distante da quello descritto nei monologhi della Ensler. Da porre in rilievo come, nel rapporto che le donne hanno con la propria vagina, molta della responsabilità appartenga agli uomini che, per secoli, hanno fatto di tutto per mortificare la sessualità femminile (per non dire delle orrende pratiche mutilatorie ancora in uso in molti paesi del mondo).
Alcuni critici hanno parlato di umorismo a proposito dei Monologhi della vagina. Francamente, non ho idea di che tipo di impatto si abbia a teatro vedendo un’attrice che li recita, ma alla lettura tale umorismo non emerge per nulla. D’altronde, di fronte a certe violenze descritte nel libro non viene proprio voglia di sorridere…

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