Chapeau a Ian McEwan

Avvertenza: nel testo che segue si fa riferimento all’ultimo capitolo del romanzo.
Miele di Ian McEwan è diviso in ventidue capitoli editi da Einaudi.
Leggendo i primi ventuno capitoli, chi scrive ha avuto l’impressione di non trovarsi in mano un romanzo di McEwan o, quantomeno, di star leggendo un libro in cui l’Autore non era riuscito a raggiungere i propri standard che sono assai alti, dato che si sta parlando di uno degli scrittori contemporanei più importanti del Mondo che ha saputo regalare ai lettori autentici capolavori quali, ad esempio, Cortesie per gli ospiti, Il giardino di cemento, Lettera a Berlino, Chesil Beach...
La sensazione di trovarsi in mano un libro modesto era dovuta a diversi fattori. Innanzitutto il lettore accorto non può non percepire l’esistenza di una sorta di “filtro” che lo separa della voce narrante femminile (quella della protagonista) e sospettare che l’Autore non sia a proprio agio assumendo il punto di vista di una donna.
In secondo luogo, per essere una spy story si ha l’impressione che l’inizio sia davvero un po’ lento, tanto che solo a pagina 97 si sente la protagonista affermare «In un certo senso la storia iniziò qui, nel momento in cui entrai in quell’ufficio e mi spiegarono la mia missione» e il lettore si trova a tirare un sospiro di sollievo pensando che, finalmente, si parte!
Infine, nel romanzo vengono narrate le trame di altri racconti (quelli scritti dal copratogonista della vicenda) che sembrano rallentare lo sviluppo della storia.
Poi si arriva all’ultimo capitolo.
Ci si arriva senza fatica, ma con un lieve senso di delusione (trattandosi, si ripete, di un libro di Ian McEwan).
Un ultimo capitolo scritto in forma di lettera dal coprotagonista alla protagonista, fin qui, come detto, voce narrante.
Un ultimo capitolo che è assolutamente strepitoso e che ripercorre i precendenti ventuno capitoli del romanzo dando loro nuova luce, nuovi significati. E si capisce perché si aveva la sensazione che tra il lettore e la voce narrante femminile ci fosse un “filtro”; si capisce l’apparente lentezza del procedere narrativo e si comprende il perché dell’innesto di altre trame all’interno della trama principale.
Un ultimo capitolo che, in definitiva, fa ricredere il lettore a proprosito delle proprie perplessità e gli fa ammettere che, non solo Miele è un libro di Ian McEwan, ma anche che l’Autore è riuscito a non svelare “l’artificio” narrativo fino alla fine, riuscendo a trarre il lettore in piacevole inganno.
Capeau a Ian McEwan.

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